LIBERI PER VIVERE

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“Liberi per Vivere”: è questo il titolo del Manifesto presentato da Scienza&vita, dal Forum delle associazioni familiari e da Retinopera.
L’obiettivo di questa grande opera di coscientizzazione popolare sul tema della fine della vita è quello di raggiungere tutto il mondo cattolico italiano, innanzitutto attraverso le parrocchie e i gruppi ecclesiali, in vista della costruzione di un giudizio comune attorno alle grandi domande che accompagnano la fine della vita. Ma per fare questo è necessario il coinvolgimento di tutte le espressioni del laicato cattolico. A tal fine, è stata già raccolta l’adesione convinta e consapevole di tutto il mondo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali italiane. Il Manifesto, infatti, è già stato sottoscritto da oltre trenta presidenti, anche in rappresentanza di categorie che sono già in prima linea nella difesa della vita. Oltre alle tre reti promotrici, sino ad ora hanno già aderito: Azione cattolica, Cl, Acli, Mcl, Mpv, RnS, Cammino Neocatecumenale, Comunità di Sant’Egidio, Coldiretti, Famiglie nuove, Ugci, Acos, Amci, Aris, Cnal, Cif, Conf. Naz. Consultori d’ispirazione cristiana, Copercom, Fuci, Meic, Unitalsi, Age, Agesc, Csi, Ucfi, Icra, Confed. Naz. Misericordie, Vivere In, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Ucid, e altri si stanno aggiungendo. Dunque un grande momento unitario, di popolo, che prelude all’esplosione di migliaia di iniziative su tutto il territorio italiano. Si tratterà innanzitutto di momenti di catechesi sulla vita, ovvero di profondo discernimento cristiano, ma anche incontri, eventi e confronti pubblici. Anche in questa occasione la fantasia e la partecipazione del popolo cristiano farà la differenza.
In ogni caso non mancherà il confronto e il dialogo con i non credenti che condividono il rispetto per la vita in ogni sua fase, dal concepimento alla morte naturale.

LIBERI PER VIVERE
Amare la vita, fino alla fine

 

L’uomo è per la vita. Tutto in noi spinge verso la vita, condizione indispensabile per amare, sperare e godere della libertà. Il dramma della sofferenza e la paura della morte non possono oscurare questa evidenza. Chi sta male, infatti, chiede soprattutto di non essere lasciato solo, di essere curato e accudito con benevolenza, di essere amato fino alla fine. Anche in situazioni drammatiche, chiedere la morte è sempre l’espressione di un bisogno estremo d’amore; solo uno sguardo parziale può interpretare il disagio dei malati e dei disabili come un rifiuto della vita. Persino nelle condizioni più gravi ciò che la persona trasmette in termini affettivi, simbolici, spirituali ha una straordinaria importanza e tocca le corde più profonde del cuore umano.

Certo, la possibilità di levar la mano contro di sé, di rinunciare intenzionalmente a vivere, c’è sempre stata nella storia dell’umanità; ma in nessun popolo è esistita la pretesa che questa tragica possibilità fosse elevata al rango di diritto, di un “diritto di morire”, che il singolo potesse rivendicare come proprio nei confronti della società.

La persona umana, del resto, si sviluppa in una fitta rete di relazioni personali che contribuiscono a costruire la sua identità unica e la sua irripetibile biografia. Troncare tale rete è un’ingiustizia verso tutti e un danno per tutti. Teorizzare la morte come “diritto di libertà” finisce inevitabilmente per ferire la libertà degli altri e ancor più il senso della comunità umana. Per chi crede, poi, la vita è un dono di Dio che precede ogni altro suo dono e supera l’esistenza umana; come tale non è disponibile, e va custodito fino alla fine. Esistono malattie inguaribili, ma non esistono malattie incurabili: la condivisione della fragilità restituisce a chi soffre la fiducia e il coraggio a chi si prende cura dei sofferenti.

La vera libertà per tutti, credenti e non credenti, è quella di scegliere a favore della vita, perché solo così è possibile costruire il vero bene delle persone e della società. Per questo sentiamo di dover dire con chiarezza

tre grandi SÌ:

Sì alla vita
Sì alla medicina palliativa
Sì ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli anziani

e tre grandi NO

No all’eutanasia
No all’accanimento terapeutico
No all’abbandono di chi è più fragile

Come cittadini sappiamo che la nostra Costituzione difende i diritti umani non già come principi astratti, ma come il presupposto concreto della nostra vita che è nello stesso tempo fisica e psichica, privata e pubblica. Mai come oggi la civiltà si misura dalla cura che, senza differenze tra persone, viene riservata a quanti sono anziani, malati o non autosufficienti. Occorre in ogni modo evitare di aggiungere pena a pena, ma anche insicurezza ad insicurezza.
Chiediamo che le persone più deboli siano efficacemente aiutate a vivere e non a morire, a vivere con dignità, non a morire per falsa pietà. Solo amando la vita di ciascuno fino alla fine c’è speranza di futuro per tutti.

Giovanni Giacobbe - Presidente Forum Ass. familiari
Maria Luisa Di Pietro, Bruno Dallapiccola - Co-presidenti Scienza&vita
Franco Pasquali - Coordinatore Retinopera